20 aprile: dalla memoria al ricordo
Alessandro Mastromatteo ripercorre quello che è accaduto un anno fa nella nostra diocesi!
Il 20 aprile non rappresenta tanto una data per fare memoria, in cui è chiamata in causa la facoltà intellettiva, quanto piuttosto è un richiamo alla facoltà affettiva, che non coinvolge semplicemente la mente, ma che interpella il cuore. Infatti, l’etimologia del verbo ricordare (dal latino recordari), composto dal re- e cor (= cuore), letteralmente significa rimettere nel cuore, riportare all’intimo. Ed è proprio così. Ricordare questa data non solo ci offre l’occasione per rendere grazie a Dio per il dono dell’amato Servo di Dio (SdD) Tonino Bello, il quale il 20 aprile 1993 si ricongiunse all’eterno amore del Padre, ma è anche un’opportunità per continuare a beneficare della benedizione che il Santo Padre invocò da Dio sulla città di Molfetta. Egli, che si fece pellegrino tra pellegrini nel luogo ove il SdD espresse con fede salda, speranza audace e carità operosa la sua guida di Pastore, permette a ciascun uomo di rimettere nel cuore quell’incisiva espressione pronunciata nella sua omelia dal palco eretto nel suggestivo porto di Molfetta: “Dopo la Messa non si vive più per sé stessi, ma per gli altri”. Tale richiamo che ben esplicita l’azione di don Tonino, “Pastore fattosi popolo, che davanti al Tabernacolo imparava a farsi mangiare dalla gente”, rappresenta la modalità più vincente per tradurre il Vangelo in vita infaticabile e coerente.
Benché gli anni passino, la figura di don Tonino tuttavia si ricollega al cuore sempre più perché in lui riusciamo a scorgere la possibilità, seppur faticosa, di tradurre le pagine del Vangelo in realtà. A tal proposito, il Vescovo, Mons. Domenico Cornacchia, nel saluto finale di quel ricordevole 20 aprile, con tono deciso e commosso esordì: “Un segno della sua presenza è in ogni casa, nelle parrocchie e negli ospedali, nei bar e nei luoghi di lavoro, persino nelle strade delle nostre città. Come se il tempo non fosse passato, continuiamo a sentire la forza delle sue parole, l’empito dei suoi messaggi, l’efficacia dei suoi discorsi, la profezia della sua testimonianza, e, soprattutto, percepiamo la sua intercessione dal cielo per questa Chiesa che ha tanto amato e per la quale ha voluto offrire la propria vita”. Perché tutto questo? Perché abbiamo l’assoluta certezza che il SdD ha esercitato realmente le virtù teologali in grado eroico. Ora, però, siamo tutti invitati a pregare perché lo Spirito Santo accompagni e illumini di volta in volta le persone deputate a dare il proprio contributo in scienza e coscienza per permettere al lungo iter processuale di pervenire all’auspicata felice conclusione.
L’obiettivo finale di una canonizzazione non sono i Servi di Dio o i Beati, ma tutti i fedeli. Sono essi i destinatari e i beneficiari della medesima. I Santi non hanno bisogno di essere dichiarati tali. Sono i fedeli ad aver bisogno che la Chiesa proponga continuamente nuovi modelli di santità, capaci di aiutare a interpretare in qualsiasi condizione di vita il messaggio evangelico. E sono propriamente i Santi, i pionieri, i prototipi creativi delle forme di santità necessarie in un determinato periodo storico.
Il 20 aprile diventi la data paradigmatica per continuare a rimettere nel cuore il desiderio di riscoprire Dio nella ferialità dei giorni e nel volto dei fratelli. Don Tonino esprime la Chiesa nella sua verità più intima e, al tempo stesso, la salva dalla mediocrità, la riforma dal di dentro, la sollecita ad essere sempre più ciò che deve essere: sposa di Cristo senza macchia né ruga (cfr. Ef 5, 27).