Cultura

10 cose che non sai su Ruvo di Puglia

Quante volte ci capita di passeggiare per le vie del centro storico, alzare lo sguardo e ogni volta stupirci per qualcosa che non avevamo mai notato prima? Oppure, è mai capitato chiedersi come era vivere a Ruvo nel Medioevo? Chi ci abitava? Come era la nostra città? A seguire ecco le dieci curiosità sulla storia non solo della città ma che dei suoi stessi monumenti, palazzi, e poi torri, vie particolari che ogni giorno attraversiamo.
1. IL NOME RUVO. Molte sono le ipotesi di derivazione del nome della nostra città, alcune errate e altre giuste. Fu Giovanni Jatta, artefice della collezione conservata nel nostro Museo, a ricavare la radice esatta del toponimo ruvese. Egli partì dalla letteratura latina in cui Ruvo (ad esempio in Orazio) è detta Rubos e i suoi abitanti rubustini (lo dice Plinio il Vecchio), ma diede più fede al nome greco di Ruvo, cioè Rhyps, (da leggere Riùps) dove la radice Riù- è intesa o come “terra abbondante di rovi” o come “terra pianeggiante”, tanto che l’attuale stemma comunale dovrebbe provenire da un originario simbolo di un vaso con all’interno dei rovi. Con la dominazione dei romani si passa a Riba e, infine Rubi, dove poi la sillaba –bi, per mutazione fonetica, è diventata –vo, dando origine al nome Ruvo.
2. RUVO AVEVA UN PORTO. Parlare di Ruvo dalla preistoria al medioevo non vuol dire parlare di un territorio alla pari di quello attuale. Ruvo, infatti, era molto più grande di come la conosciamo oggi e comprendeva le attuali città di Molfetta, Terlizzi, Corato, Andria, Bisceglie e Trani e, affacciandosi sul mare, aveva il cosiddetto Porto Respa, che corrisponde all’attuale porto di Molfetta.
3. DA RUVO SONO PASSATI ILLUSTRI. Si ha notizia del poeta latino Orazio che nelle sue Satire racconta di esser passato da  Rubos nel tragitto da Roma a Brindisi, lungo la via Traiana. Qualcuno parla anche del passaggio di S.Francesco d’Assisi ma pare sia una leggenda secondo la quale, il santo, abbia invitato gli abitanti a edificare una nuova chiesa là dove sorgevano le rovine di un’altra: potrebbe trattarsi della Cattedrale e del suo ipogeo sottostante.
4. SAN ROCCO. Fu costruita in onore del Santo perché apparve come viandante tra gli abitanti e, invitandoli a pregare, li aiutò a sopravvivere alla peste. Inoltre, il 13 febbraio 1503 ospitò a messa i 13 francesi prima della partenza per la Disfida di Barletta.
5. FONDO MARASCO. Si chiama così perché dopo la conquista di Bari per mano dei musulmani, questi crearono a Ruvo un vero presidio militare proprio nei pressi dell’attuale Purgatorio.
6. SCAVI ARCHEOLOGICI. Dopo aver assistito agli scavi di Pompei ed Ercolano nell’anno 1700, un entusiasta Giovanni Jatta iniziò a scavare nell’agro rubastino convinto dei tesori che avrebbe trovato.
7. CAMPANILE DELLA CATTEDRALE. Esisteva già prima della costruzione della Cattedrale stessa; fungeva da torre di vedetta ricoprendo una vasta area, pure essendo più basso di come appare oggi. Lo testimonia una cisterna presente al suo interno.
8. PIAZZA DELL’OROLOGIO. Era detta “Piazza del Mercato” poi, successivamente, “Piazza Menotti Garibaldi” perché qui, il figlio di Anita e Giuseppe Garibaldi, tenne un discorso nel XIX secolo.
9. LIBERAZIONE DI RUVO DAL NAZIFASCISMO. Anche Ruvo vide entrare in città gli americani nella mattina del 16 settembre 1943 subito dopo l’armistizio di Cassibile, in Sicilia.
10. PRIMA DI SAN BIAGIO. Leggenda narra che nel 1100 vennero trovate le reliquie di tre santi, contese tra le città di Ruvo, Bisceglie ed Andria. Tutte e tre desideravano le ossa perché avrebbero portato loro assoluta protezione e, non trovando un accordo, la decisione venne lasciata alla Provvidenza. Ecco che le reliquie furono poste su un carro trainato da buoi, lasciati liberi di vagare. Gli animali partirono da Sagina, nell’agro biscegliese, per dirigersi direttamente a Bisceglie, lasciando le altre due città prive di un santo patrono. I ruvesi, tempo dopo, scelsero San Biagio di Sebaste come loro protettore.

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