1° Maggio, Festa del Lavoro. Pellegrini: “Oggi collasso della Produzione e dell’Economia? Quale futuro?”
Evviva Il 1° Maggio si diceva una volta e si partiva con cortei bande e bandiere e i titoli a caratteri cubitali dei giornali come l’Unità che facevano capire il pensiero degli operai. La scelta simbolica del 1° Maggio per non dimenticare la tragica rivolta di Haymarket Square, a Chicago, nel 1886, furono i sindacati della città dell’Illinois appunto ad organizzare quel giorno uno sciopero per chiedere la giornata lavorativa di otto ore.
In Italia la suddetta fu introdotta soltanto due anni dopo. Nel nostro Paese la Festa del lavoro è ricorsa dal 1891, poi soppressa dal fascismo ma ripristinata nel 1945. Il Primo Maggio del 1947 duemila persone, tra cui soprattutto contadini, manifestarono contro il latifondismo a Portella della Ginestra in provincia di Palermo. Fu un attacco armato deciso dalla mafia, con la complicità di coloro che avevano interesse a reprimere i tentativi di rivolta degli stessi contadini.
Il 1° Maggio è la Festa del lavoro ma oggi, al tempo del Coronavirus, si ripresenta pressoché come una nuova lotta e fatica beffarda, amara. Molte aziende non solo italiane, bensì in tutto il mondo, sono di fatto ferme con i costi vivi da affrontare per poter ripartire non appena la pandemia lo permetterà.
Tante imprese e servizi, commercianti, albergatori, ristoratori, bar etc. chiusi mentre non pochi ad esempio i lavoratori dello spettacolo, i camerieri, gli autisti, gli operai in cassa integrazione. I dati Istat sono impietosi, la pandemia toglie il lavoro soprattutto alle donne e ai giovani e senza di essi non ci può essere ripresa.
C’è chi sostiene si debba continuare a puntare su una strategia di tipo assistenzialista, perché a tutti devono essere forniti mezzi di sussistenza e chi invece preferirebbe convogliare fondi erogati dallo Stato a fondo perduto attraverso le aziende affinché il sistema produttivo rimanga in piedi e non collassi irrimediabilmente con tutto ciò che ne consegue ad ogni livello.
Ci sono vari modi di pensare ci si divide fra la volontà di interventi basati su prestiti per somministrare in modo da “barcamenarsi” e dall’altra parte la convinzione che il credito, non possa e non debba essere un debito addosso alle imprese per cui occorrono programmi di sostegno e di garanzia da parte dello Stato. Altri vorrebbero la concentrazione di risorse dove il danno è maggiore, all’opposto di coloro che inneggiano provvedimenti indifferenziatamente a pioggia.
Qual è il senso, dunque, nel 2021 del 1° Maggio, una giornata di tale importanza non può essere uguale alle altre, motivo per cui sabato 1° maggio alle ore 6 sarò in Pineta, al sorgere del sole, come da tradizione, nel rispetto delle regole imposte, a ricordo di tutti i lavoratori che hanno perso il lavoro, che sono ancora sfruttati o sono morti per esso. L’alba del nuovo giorno ci indica che è mattino e che bisogna marciare insieme con il sole in faccia, con la speranza che questo sole cancelli le disuguaglianze acuite dalla pandemia e che affondano radici nel passato, nei problemi strutturali del mercato del lavoro.
Insistiamo nel dire che occorrono ammortizzatori universali e investimenti per creare lavoro oltre a misure per contrastare le povertà e che si eviti di penalizzare sempre le cittadine e i cittadini meridionali specie i più giovani.